Pistoia è la città dei pulpiti. Dell’antico pulpito della Cattedrale, realizzato alla fine del XII secolo da Guglielmo, il protagonista del rinnovamento della scultura romanica in Toscana, restano alcune lastre e plutei marmorei. L’opera andò perduta con i lavori di riammodernamento della cattedrale.

Tra il 1239 e il 1250 Guido da Como propone nella chiesa di San Bartolomeo un pulpito di cui sopravvivono importanti lastre figurate con scene dell’infanzia e della Resurrezione di Cristo. Le figure isolate e finemente intagliate nel marmo con geometrico rigore del pulpito di Guido traducono l’ideale di un rinnovamento religioso improntato al recupero dell’antichità cristiana. Il pulpito è ricomposto in una soluzione isolata e non troppo felice che non aiuta molto a comprendere la sua originale collocazione all’interno del presbiterio.

A San Giovanni Fuorcivitas, attorno al 1270, il pulpito di Fra’ Bartolomeo, frate scultore cresciuto nella bottega di Nicola Pisano, introduce un clima completamente differente, largamente influenzato dallo stile di Nicola e ispirato alle antichità classiche. Una nuova sensibilità anima le figure e l’impianto delle scene, l’attenzione alla decorazione a vetro dorato sul fondo delle lastre e nel parapetto marmoreo che conduceva alla cassa del pulpito lascia intuire un clima culturale profondamente mutato.

All’aprirsi del Trecento, il pulpito di Giovanni Pisano in Sant’Andrea rappresenta un punto di non ritorno nel suo intreccio mirabile di architettura e scultura. Il pulpito di Giovanni Pisano è l’apice della scultura gotica, mosso da un rilievo che sbalza le forme e da espressioni che traducono una vasta gamma di sentimenti.

A che serve un pulpito?

I pulpiti medievali erano luoghi di proclamazione della Parola di Dio, dei Vangeli come dell’epistola (quella che oggi, nella Messa cattolica, corrisponde alla seconda lettura). Sul pulpito la Parola si faceva visibile, tradotta in simboli e immagini. Il diacono che dal pulpito proclamava la Parola di Dio rappresentava il Cristo risorto in dialogo con la comunità dei fedeli. La cassa del pulpito infatti, richiama spesso l’aspetto di un sepolcro, dal quale il diacono proclama la buona notizia della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Il pulpito è anche l’arredo che illustra in sintesi i misteri della fede raccontati dai Vangeli e significati nella prassi liturgica. In epoca moderna i pulpiti cambiano. Demoliti o trasformati i tramezzi o pontili che nelle chiese medievali separavano laici e chierici, religiosi e fedeli i pulpiti trovano posto al centro della navata, in modo da proporre un luogo finalizzato alla predicazione da cui tutti potessero ascoltare distintamente. Tutti i pulpiti pistoiesi sono stati infatti in gran parte smontati e rimontati in una nuova forma.